Enrique Barón Crespo, Arte contro il coronavirus

8 Feb 2022 - Cultura

Enrique Barón Crespo, Arte contro il coronavirus
 

L’arte può aiutare ad affrontare questa pandemia? Le immagini più confortanti nella situazione di confinamento e paura che stiamo vivendo sono, senza dubbio, i concerti spontanei che si moltiplicano in città e paesi, a latitudini molto diverse, dai balconi o dalle finestre. Allo stesso modo, la crescita della lettura, della visione di film o serie, per non parlare della riscoperta del dialogo, della rappresentazione o del gioco nel contesto della vita quotidiana.

Senza dubbio, gli attori più importanti in questo momento sono le donne e gli uomini impegnati in prima fila come operatori sanitari in un’eroica lotta contro un nemico invisibile e onnipresente. Sono i primi a riconoscere, dentro e fuori gli ospedali, il ruolo vitale e complementare curativo che ha l’arte. Non per nulla la medicina è la scienza dedicata allo studio della vita, della salute, della malattia e della morte dell’essere umano, nella sua dimensione fisica e spirituale.

L’arte non è idilliaca. Nel corso della storia, molte delle più grandi opere d’arte, architettoniche, pittoriche o letterarie sono state realizzate per commemorare il superamento di pestilenze o guerre. Il fondatore della Fundación Yehudi Menuhin, celebre violinista e umanista, ha dedicato la sua vita non solo alla musica, ma è stato un combattente instancabile contro le pandemie più letali del 20° secolo: nazionalismo, odio e aggressività. La sua arma era il suo violino, ai concerti inaugurativi delle Nazioni Unite a San Francisco nel 1925 e dell’UNESCO nel 1948, e il suo instancabile impegno come Goodwill Ambassador.

Di fronte all’attuale crisi, ci sono due vie d’uscita: la prima è consegnarsi a un isolamento illusorio, a una ritirata per tutti e all’ostilità che porta a politiche unilaterali e aggressive. L’altro è riaffermare come un’unica umanità che dobbiamo affrontare una sfida globale con risposte globali e solidarietà sul piano politico, economico, sanitario… e anche culturale. Pertanto, di fronte all’egoismo – l’io in primo luogo come motore del profitto -, dobbiamo rafforzare l’ordine mondiale di cui l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite, è un elemento essenziale che si batte per un bene pubblico universale.

Per motivi di salute pubblica, l’arte ora non può essere attuata negli spazi tradizionali, dalle scuole ai teatri o agli auditorium, sebbene l’inventiva umana stia trovando altre strade. Ma la reclusione ha un tempo limitato. Superata questa situazione di emergenza, il mondo non sarà più lo stesso, e per riconsiderare la frenesia del movimento e la mancanza di comunicazione nel mondo attuale, l’arte in tutte le sue dimensioni deve svolgere un ruolo decisivo.

 

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Foto: “Nastagio degli Onesti” Botticelli (1483)

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